Juana Romani, una vita per l'arte. La pittrice veliterna ha fatto le sue fortune in Francia, mentre in Italia è rimasta praticamente nell'anonimato.
di Rocco Della Corte
VELLETRI - Il triste destino di un'artista meritevole, che vanta diversi primati nella sua carriera, a Velletri è poco conosciuto. Una Scuola d'Arte a lei intitolata per una visita storica della pittrice in città, assieme a Ernesto Biondi, Trilussa e altri, è l'unico segno che il nostro Comune ha lasciato per onorare la memoria di una donna d'altri tempi.
Oggi, però, qualcosa si muove ed è grazie ad un discendente di Juana: Gabriele Romani, infatti, ha presentato un progetto interessante per celebrare degnamente il centocinquantesimo anniversario dalla nascita della pittrice. La sua collezione, dispersa per il mondo, avrebbe dovuto essere raccolta in una Galleria d'Arte che Juana avrebbe voluto costituire a Velletri. E nel periodo dei fondi europei e del recupero di grandi stabili in decadenza, la speranza è che la Chiesa di S. Francesco adiacente alla Casermaccia, già di fatto utilizzata per esposizioni artistiche, diventi un polo - galleria a lei intitolato. Una proposta per l'amministrazione e per tutti coloro che, centocinquant'anni dopo, vogliono riscoprire un'altra personalità illustre della città di Velletri.
Qual è la ricorrenza per la quale c’è un progetto dedicato alla pittrice veliterna Juana Romani?
di Rocco Della Corte
VELLETRI - Il triste destino di un'artista meritevole, che vanta diversi primati nella sua carriera, a Velletri è poco conosciuto. Una Scuola d'Arte a lei intitolata per una visita storica della pittrice in città, assieme a Ernesto Biondi, Trilussa e altri, è l'unico segno che il nostro Comune ha lasciato per onorare la memoria di una donna d'altri tempi.
Oggi, però, qualcosa si muove ed è grazie ad un discendente di Juana: Gabriele Romani, infatti, ha presentato un progetto interessante per celebrare degnamente il centocinquantesimo anniversario dalla nascita della pittrice. La sua collezione, dispersa per il mondo, avrebbe dovuto essere raccolta in una Galleria d'Arte che Juana avrebbe voluto costituire a Velletri. E nel periodo dei fondi europei e del recupero di grandi stabili in decadenza, la speranza è che la Chiesa di S. Francesco adiacente alla Casermaccia, già di fatto utilizzata per esposizioni artistiche, diventi un polo - galleria a lei intitolato. Una proposta per l'amministrazione e per tutti coloro che, centocinquant'anni dopo, vogliono riscoprire un'altra personalità illustre della città di Velletri.
Qual è la ricorrenza per la quale c’è un progetto dedicato alla pittrice veliterna Juana Romani?
Juana è nata a Velletri il 30 aprile 1867, nel 2017 saranno ben centocinquanta anni, ed è doveroso ricordare la nascita della pittrice.
Riguardo alla storia della visita di Juana all’Istituto d’Arte, nel 1901, come andarono le cose e come si arrivò all’intitolazione della Scuola?
L’interesse per Juana nacque, qualche anno prima, in seno a uno dei giornali di Velletri. Un giornalista che scriveva su «La Favilla» nel 1900 si accorse della partecipazione di una veliterna all’Esposizione Universale di Parigi. Ci fu poi una sollecitazione di un amico di Juana, il signor Caponi, che fece da intermediario e così in quello stesso anno si decise di intitolare a lei la Scuola d’Arte. Poi per ufficializzare questo evento la invitarono a Velletri nel 1901, anno in cui Juana ha partecipato alla Biennale di Venezia. Per l’occasione scese con una comitiva di amici, tra i quali anche Trilussa e lo scultore Biondi, e ci fu un evento che coinvolse l’intera cittadinanza.
Come era il rapporto con Trilussa? Ebbe con lo scrittore un rapporto di lunga durata? E quali sono gli altri personaggi noti del panorama culturale italiano e internazionale con cui Juana ha avuto contatti?
Ancora non si riescono a chiarire i dettagli del legame tra Juana e Trilussa. Penso che si conoscessero, ma non so se fu proprio all’Expo di Parigi del 1900 che avvenne il loro primo incontro. In quel periodo, però, nella città francese si ritrovarono molte personalità provenienti dai Castelli Romani, come lo stesso scultore Ernesto Biondi. È interessante inoltre il fatto che è stata ritrovata una carta postale appartenente ad Antoine Lumière padre dei fratelli Lumière, compagno di viaggio di Juana a Velletri e suo allievo, indirizzata proprio a Trilussa. Si era creato dunque un ponte tra Trilussa e il padre dei fratelli Lumière , il quale scrisse al poeta romano: «Perché non vieni a farmi da interprete a Napoli?», dal momento che doveva cominciare lì, penso, le riprese di alcuni filmini.
Riguardo la carriera artistica di Juana, a parte l’Esposizione Universale, quali sono stati i momenti più importanti che le hanno portato maggiore fama?
Sicuramente il primo Salon a cui partecipa nel 1888, con un quadro, la Gitana, che non riceve molti riscontri positivi. I giornali dell'epoca dicono che avesse 19 anni, ma in realtà ne aveva 21. Poi nel 1889 partecipa all’Esposizione Universale, nella sezione italiana, e vinse una medaglia d’argento di cui a Velletri non giunse notizia. Questo le permise di essere messa "fuori concorso" e di poter esporre senza avere lo sbarramento della giuria. Da quella data numerosi sono stati i quadri che le hanno portato successo. Cito, ad esempio, Primavera, Penserosa, la Figlia di Teodora, Erodiade, Mignon...
Quando si trasferì in Francia?
Nel 1877. I primi dieci anni di infanzia li ha trascorsi a Velletri; in seguito appena arrivata cominciò subito a prendere i contatti con il mondo artistico parigino lavorando come modella.
La madre era di origine ciociara, faceva la sarta, e aveva dei parenti sempre di quella zona che a Parigi facevano il mestiere di modelli. Lei posa prima per le scuole d’arte, in particolare Colarossi e la Julian che erano le più organizzate e avevano forti presenze italiane. Dopo comincia a operare delle scelte e ciò è documentato anche dai giornali di gossip del tempo e resoconti d'atelier, dove Juana diceva: «Io non voglio più posare per artisti che fanno delle croste». Quindi posa per Victor Prouvé, esponente dell’Art Noveau nançaise amico e collaboratore di Gallé, per Raphaël Collin e per due personaggi, Jean-Jacques Henner e per Ferdinand Roybet, che poi diventeranno i suoi maestri.
La madre era di origine ciociara, faceva la sarta, e aveva dei parenti sempre di quella zona che a Parigi facevano il mestiere di modelli. Lei posa prima per le scuole d’arte, in particolare Colarossi e la Julian che erano le più organizzate e avevano forti presenze italiane. Dopo comincia a operare delle scelte e ciò è documentato anche dai giornali di gossip del tempo e resoconti d'atelier, dove Juana diceva: «Io non voglio più posare per artisti che fanno delle croste». Quindi posa per Victor Prouvé, esponente dell’Art Noveau nançaise amico e collaboratore di Gallé, per Raphaël Collin e per due personaggi, Jean-Jacques Henner e per Ferdinand Roybet, che poi diventeranno i suoi maestri.
Juana, trasferitasi nel 1877 in Francia, è tornata a Velletri altre volte prima della consacrazione?
No, tornò in Italia solo nel 1892 e non so quale itinerario abbia percorso, ma posso escludere che sia venuta a Velletri. Giunse nella città castellana solo nel 1901 e non ebbe più occasione di ritornare perché due anni dopo cominciò la degenerazione mentale.
Quindi ha sofferto di problemi di problemi psichici?
Purtroppo sì. Ma prima della degenerazione, quando Juana venne a Velletri, dal momento che era anche una collezionista e possedeva opere importanti di Poussin e di Delacroix, manifestò l’ intenzione di istituire a Velletri una Galleria di Arte Contemporanea dove sarebbero andate a confluire oltre alle sue opere anche la sua collezione e quella del maestro Roybet con il quale aveva stretto un buon rapporto.
Adesso la collezione dove è conservata?
È andata dispersa. Juana aveva cominciato a inviare dei quadri, ma l’Amministrazione Comunale già all’epoca non le diede retta. Questo lo dice nelle sue Memorie il Folchetto, che afferma che la natura di Juana venne funestata dal fatto che non fu amata dall’Italia, lasciando intendere che la degenerazione probabilmente fu legata al mancato riconoscimento della sua patria. In Francia, invece, nel 1894 una delle sue opere, Primavera, entrò a fare parte della collezione nazionale francese. Un’altra ancora, Salomé, ebbe stessa sorte nel 1898, perciò i suoi quadri erano esposti in gallerie di Arte Contemporanea come il Musée du Luxembourg dalla cui collezione nasce in parte l'attuale Musée d'Orsay. Della sua produzione quindi non abbiamo nulla in Italia? Noi abbiamo pochissimo, ma in Francia, Portogallo, perfino Stati Uniti ed Argentina alcuni privati e alcuni musei tuttora conservano dei quadri. Abbiamo individuato qualcosa e non è escluso che qualche privato si possa ritrovare un quadro di Juana Romani in casa, magari ereditato dai propri avi, senza nemmeno saperlo.
Sono presenti dei cataloghi che raccolgono tutta la sua produzione?
Ad oggi non esiste un catalogo, tuttavia ci stiamo lavorando con risultati interessanti.
Abbiamo individuato ad oggi circa trenta quadri.
Abbiamo individuato ad oggi circa trenta quadri.
Siete riusciti a fare un censimento orientativo delle opere?
I giornali parlano di Juana come una delle pittrici più produttive di Francia. Siamo riusciti a identificare solo, come detto, una trentina di opere, ma c’è ancora molto da fare perché anche i quadri conservati nella collezione francese hanno delle storie particolari: molti sono stati rubati, uno era depositato all’Ambasciata di Riga ed è stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale, come anche due altri capolavori, Fior d’Alpe e un Infante. Quindi alla dispersione ha notevolmente contribuito non solo la vicenda personale di Juana ma anche la macrostoria.
C’è un progetto di ricerca di qualche associazione o della vostra famiglia?
Il lavoro di ricerca in realtà è mio personale al quale si è affiancato quello di Alessandra De Angelis, ideatrice del progetto, per rendere pubblico il ricordo di questa "folle" e talentuosa pittrice. L’Associazione Edizioni tra 8 e 9, è invece la promotrice del progetto "Juana Romani" che inoltre prevede la creazione di un catalogo, conferenze, mostre, digitalizzazione di documenti, anche un documentario. Velletri non ha compreso abbastanza il talento di questa artista che in Francia era un volto più che noto.
Andando a ritroso nel tempo, assodato che la scuola è rimasta a lei intitolata, ci sono stati eventi e convegni nel corso del Novecento per ricordarla?
Non ci sono state iniziative. Juana perse i contatti con Velletri già nel 1905, anche se annualmente dal 1901 inviava dei soldi a Velletri diretti per l’assistenza dei poveri della città. Nel 1906 Juana venne ricoverata e fu dichiarata alienata nel 1909, perciò suo tutore
divenne il maestro Roybet. Dal 1906 al 1923, anno della morte, Juana venne ricoverata in diverse cliniche private e asili pubblici e non si sa se continuò a dipingere. Probabilmente le fu proibito, dal momento che la struttura in cui era ricoverata aveva un regolamento abbastanza ferreo nei confronti della pittura, almeno così si riesce a interpretare dai regolamenti dell'asilo. La pittura era di solito vista come la causa di attivazione di alcune manifestazioni psicotiche.
divenne il maestro Roybet. Dal 1906 al 1923, anno della morte, Juana venne ricoverata in diverse cliniche private e asili pubblici e non si sa se continuò a dipingere. Probabilmente le fu proibito, dal momento che la struttura in cui era ricoverata aveva un regolamento abbastanza ferreo nei confronti della pittura, almeno così si riesce a interpretare dai regolamenti dell'asilo. La pittura era di solito vista come la causa di attivazione di alcune manifestazioni psicotiche.
Quale malattia psichica ha avuto Juana Romani?
I bollettini medici dicono che ha avuto un delirio psicotico con allucinazioni. Io penso più che ad allucinazioni visive a quelle sonore, perché parlerà in seguito di calunnie ricevute. Dobbiamo però pensare anche al suo vissuto: era una donna e alla Biennale di Venezia era stata l’unica donna artista, scelta per rappresentare il Lazio, così come anche nei cataloghi dell’Esposizione Universale di Parigi non si trovano tra i partecipanti molti altri nomi femminili. Voglio dire che è probabile insomma che le responsabilità ricevute e i primati che aveva conseguito abbiano influito su di lei.
Qual è la presenza di Juana Romani nei libri di storia dell’arte?
È stata completamente tagliata fuori. Ho letto recentemente Les Peintres italiens en quête d'identité. Paris 1855-1909 di Marion Lagrange dell'università di Bordeaux, dove si fa riferimento anche a Juana nel gruppo di artisti italiani in Francia ma non in modo specifico.
Sarebbe, secondo te, opportuno coinvolgere negli studi anche gli studenti delle quinte dell’Istituto d’Arte e procedere magari con una pubblicazione?
Purtroppo è molto impegnativo e una volta posti i paletti di ordine storico bisogna andare a ricostruire il contesto anche dei contatti intrattenuti con gli artisti dell’epoca.
Nel progetto che abbiamo presentato, comunque, ci sono idee per la realizzazione degli studi.
Nel progetto che abbiamo presentato, comunque, ci sono idee per la realizzazione degli studi.
Dove è sepolta Juana Romani?
Juana alla sua morte fu seppellita in una tomba per indigenti nel 1923 nel cimitero Voltaire di Suresnes, un Comune nei pressi di Parigi, poiché le degenze nelle cliniche private avevano intaccato le sue economie e non poteva permettersi le spese di una sepoltura individuale. Poi nel 1924 ci fu un’asta di una parte della collezione di Juana e fu possibile comprare una tomba per 999 anni, quindi per perpetuità, adornata da un medaglione contenente una sua immagine, forse la medaglia d'argento vinta all'Expo dell'89.