Il prossimo 4 dicembre saremo chiamati alle urne per votare sulla legge di "riforma" costituzionale (Disegno di Legge Boschi) approvato dal Parlamento nell'aprile scorso, voluta dal governo Renzi.
Inutile ribadire che il Parlamento che lo ha approvato è stato dichiarato parzialmente illegittimo con sentenza della Suprema Corte. Il quesito referendario, qualora fosse approvato (non è previsto il raggiungimento del quorum), modifica la Costituzione del 1947, cancellando e stravolgendo alcuni dei principi democratici della Carta Costituzionale.
La Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo, è frutto della lotta degli antifascisti e dei rapporti di forza fra borghesia, come si diceva allora, e classi lavoratrici, oggi rimessi in discussione con una serie di “contro”riforme. Renzi, rappresentante degli interessi delle classi dominanti, è stato costretto a indire il referendum perché questa "riforma"è stata approvata dal Parlamento con un numero di voti inferiore ai 2/3 dei componenti, e per diventare operativa deve essere sottoposta a referendum popolare come prevede l'art. 138 della Costituzione. Con il referendum, il governo e il Presidente del Consiglio (che ha affermato ripetutamente che se non passa la riforma andrà a casa, facendone un plebiscito sulla sua persona, salvo poi fare marcia indietro, dimostrando anche in questo di essere più eguale dei suoi predecessori) si pongono l'obiettivo di superare del "bicameralismo perfetto" e della "doppia fiducia". Tale obiettivo è perseguito dai poteri finanziari già nell'immediato dopoguerra perché ha sempre ritenuto la Costituzione, quasi mai applicata nei principi generali, troppo favorevole alle classi meno abbienti. Per raggiungere l'obiettivo, sostengono che la loro "riforma" riduce i costi della politica, modernizza il paese e sciocchezze simili. Dati alla mano non è così, in realtà è solo un pretesto propagandistico. La Costituzione antifascista prevede due Camere quale tutela contro i colpi di mano parlamentari e di Stato autoritari e fascisti. Se dovesse passare la controriforma del governo Renzi, il Parlamento antifascista, voluto dai "padri costituenti" cambierebbe natura. Sarebbe composto lo stesso di Camera e Senato, ma solo la Camera dei deputati avrà il potere di legiferare e concedere o revocare la fiducia al governo . Abolendo il Senato elettivo e riempendolo di portaborse fedeli ai capi bastone dei partiti, si scardina uno dei principi democratici, togliendo di fatto il diritto ai cittadini di eleggere direttamente i senatori, diritto già pesantemente menomato con le precedenti leggi elettorali, e aumentando il potere del Presidente del Consiglio . I tentativi di cambiare parti della Costituzione, a destra come a "sinistra", hanno l’unico scopo di tutelare e difendere meglio gli interessi delle varie componenti delle classi dominanti anche nelle formulazioni di principio. Il “cambiamento” sommato alla nuova legge elettorale, l’"Italicum", concederà un ampio premio di maggioranza a chi vince le elezioni anche se rappresenta una "larga minoranza" in un paese dove l'astensione sfiora ormai quasi il 50% degli aventi diritto. Concentrare e aumentare il potere politico al servizio di quello economico, della grande finanza e delle banche e dell’imperialismo, è un obiettivo che i poteri forti perseguono dalla fine della Seconda Guerra mondiale. La democrazia necessaria e pur compatibile con la ricerca del massimo profitto nel sistema economico capitalistico è diventata un intralcio nell'epoca della globalizzazione, vincoli da rimuovere per adeguare la sovrastruttura e la politica alle vecchie esigenze del liberismo frenato e senza regole. Riformare la Costituzione, cambiare le regole democratiche che oggi impediscono o allungano i tempi d'intervento e decisionali con altre più autoritarie è oggi la necessità non più rinviabile del grande capitale. Anche se leggi come la Fornero o il jobs act sono passate nonostante la Costituzione, con il ricorso al voto di fiducia, questo non basta a garantire il potere politico per poter attuare le svolte autoritarie e antipopolari e la compressione dei diritti già in atto col pretesto della crisi e del” terrorismo”,nell’assunto “ più sicurezza in cambio di meno diritti”. Non è un caso che, insieme alla riforma del Parlamento, il governo preveda l'innalzamento del numero di firme necessarie per presentare leggi d'iniziativa popolare (da 50.000 a 150.000 ) e per i referendum abrogativi (da 500 mila a 800 mila ). Coloro che detengono il potere economico, politico e militare impongono le loro leggi e gli interessi della classi dominanti a quelle subordinate, adeguando la Costituzione ai mutati rapporti fra le classi e le varie componenti finanziarie e speculative. La Costituzione è già stata in passato "riformata". In particolare il Titolo V che riguarda le autonomie locali: comuni, province e regioni iniziata negli anni Settanta e terminata con la riforma del 2001 (approvata con una maggioranza di centrosinistra e poi confermata da un referendum) per dare allo Stato italiano una parvenza più "federalista", nei quali i centri di spesa e di decisione sono passati dai livelli più alti, lo Stato centrale, a quelli più locali, "avvicinandosi" così ai cittadini. Questa riforma non ha però facilitato la vita dei comuni cittadini che si sono trovati con maggiori tasse locali mentre i servizi pubblici, dai trasporti alla sanità all’istruzione sono stati falcidiati dalle privatizzazioni, che hanno alimentato la corruzione diventando a volte i "salvatori della faccia" del Governo centrale. Nella confusione che caratterizza questa fase della politica italiana, formazioni di destra quali Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia, dichiarano di votare NO al referendum per ragioni di opportunità politica, in particolare per mandare a casa Renzi e sostituirsi a lui. Ma sono gli stessi che col governo Berlusconi nel 2006 avevano provato, invano, a cambiare 57 articoli della Costituzione auspicando il presidenzialismo quale attuazione del progetto eversivo del Piano di rinascita democratica della Loggia massonica P2 e delle richieste della banca statunitense J.P. Morgan. Quest’ultima in un suo report del 2013, scrive che le cause della crisi economica in Europa sono da ricercare nei sistemi politici dei paesi europei del Sud e soprattutto nelle loro Costituzioni che risentono troppo delle idee socialiste e antifasciste del dopoguerra. Queste forze in realtà ritengono la riforma Boschi-Renzi troppo moderata nascondendosi dietro frasi demagogiche e devianti sulla democrazia, per occultare le trame eversive, mentre ne condividono sostanzialmente le motivazioni di fondo. I cambiamenti che uscirebbero dal referendum , in particolare l'introduzione del primato del governo sul Parlamento con un "premier" più forte, ci riporta indietro e farebbe loro comodo qualora in futuro dovessero vincere le elezioni. Molto probabilmente alla gente comune, alle prese con gli innumerevoli problemi quotidiani, questo referendum interessa poco. La vittoria del NO quasi certamente manderebbe a casa Renzi, ma che sia lui o un altro, per le masse popolari la situazione non cambia se nel contempo non cresce una mobilitazione di massa e la consapevolezza della necessità di abbattere il sistema economico-sociale attuale, che ha impoverito milioni di persone. Se vince il Si il potere si stabilizza e si rafforza, e la battaglia sarà ancora più difficile; se vince il No, al contrario tale potere verrebbe indebolito. Per chi ritiene di dover partecipare al voto, non c’è altra soluzione che votare NO alla riforma costituzionale voluta dal governo e alla svolta autoritaria, senza dimenticare lo spirito antifascista, senza cadere nel qualunquismo elettorale, tenendo ben presente che la "Costituzione nata dalla Resistenza" stabilisce una serie di principi, di diritti e di doveri dei cittadini di uno Stato democratico, principi democratici che vanno assolutamente tutelati e ampliati. Un “consiglio” al Presidente del Consiglio: il nostro paese ha altre priorità. Basta proclami su grandi opere (Ponte sullo Stretto), si occupi delle priorità vere, in un paese dove undici milioni di cittadini non si curano perchè non se lo possono permettere, a fronte di un sistema sanitario pubblico sempre più scadente e di una sanità privata sempre più cara. Ciò comporterà inevitabilmente un abbassamento dell’aspettativa di vita. Si occupi dei giovani, che sempre più numerosi si vedono costretti ad andare all’estero per avere un lavoro degno di questo nome, in un revival dell’emigrazione del secolo scorso con la differenza che oggi non si tratta di braccia, bensì di cervelli.
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba