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La Casermaccia da Aldo Manuzio a Bonifacio VIII, passando per San Francesco che lì fece due miracoli: storia dell'illustre decadenza di un pezzo di Velletri

Negli ultimi giorni si è infiammato il dibattito sulla Casermaccia, tra chi vorrebbe istituirci dei servizi per i meno abbienti, chi propone la demolizione, chi auspica un parcheggio e chi spinge per un recupero ai fini culturali.

Questo grande edificio situato proprio all'estremità della cintura del centro storico di Velletri è noto a tutti per la sua imponenza e, purtroppo, per il duo degrado. Nel 1987 e nel 2006 vi sono stati dei sopralluoghi da parte del Ministero per testare le possibilità di una ristrutturazione, ma nulla si è poi concretizzato. Le segnalazioni nel frattempo si sprecano mentre il tempo continua ad usurare la storica caserma Garibaldi. Qual è, però, il vero valore storico-culturale della "Casermaccia"?


Le prime notizie, andando a ritroso nella storia, di questo sito risalgono al XII secolo. Convento francescano, è dotato anche di una Chiesa e di un terrazzo estremamente panoramico, e si distende su una vasta area contando tre piani. La proprietà è dello Stato, che appunto ha più volte commissionato rilievi e ascoltato proposte senza però mai riuscire ad approvare un progetto fattivo. La "Casermaccia"è piena di storia, nomi illustri e misteri: San Francesco d'Assisi avrebbe soggiornato, nel 1222, a Velletri e proprio in quel luogo avrebbe compiuto due miracoli. L'edificio ospitò un'illustre scuola di teologia nella quale studiarono Benedetto Caetani (il Bonifacio VIII famoso nella storia e nella letteratura dantesca), ma anche Aldo Manuzio, editore ed umanista che forse proprio per la sua permanenza a Velletri vive ancora una confusione "biografica" (alcuni lo danno per nato a Bassiano, altri proprio in città). Ritrovo dei bersaglieri, poi ricovero per gli sfollati, infine caserma militare per la leva obbligatoria: la storia recente è comunque densa,  considerando che anche la denominazione è "Caserma Garibaldi" poichè lì passò anche l'eroe dei due mondi. Vista la storia e anche la conformazione architettonica dello stabile, sarebbe auspicabile seguire il modello del Convento del Carmine per restituire spazi alla città. Non un eccesso di attenzione alla cultura ma una politica volta alla tutela delle associazioni e dei cittadini, che potrebbero trovare lì la loro sede, oltre a poter beneficiare di spazi per gli uffici pubblici (come accadrà nel Carcere di Castello in Piazza Cesare Ottaviano Augusto) tagliando gli affitti e risparmiando. Il vero nodo, però, relativo alla Casermaccia non è la destinazione d'uso, sulla quale si può discutere per il bene della comunità ascoltando tutte le proposte. La difficoltà, infatti, sta nei costi - altissimi - per il restauro. La sola messa in sicurezza richiederebbe risorse importanti, ma è anche vero che oggi con i fondi europei si può lavorare sulla programmazione. La speranza vera è che il dibattito porti ad un qualcosa di concreto e non si riveli una bolla di sapone destinata a dissolversi nel giro di qualche settimana. 

Rocco Della Corte

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