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"La macchinazione" sul delitto Pasolini è tornata a Velletri in Piazza Cesare Ottaviano Augusto

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Nel ricco programma della rassegna “Cinema sotto le stelle”, che si sta svolgendo con cadenza giornaliera presso piazza Cesare Ottaviano Augusto, la serata del 17 luglio si preannunciava già come eccezionale.


Sullo schermo il recente film “La macchinazione”, intelligente e argomentata denuncia dell’omicidio insabbiato di Pier Paolo Pasolini, accompagnato dalla presenza di una parte del cast e del regista David Grieco, deciso a sfidare la cortina di imbarazzante silenzio troppo spesso fatta calare sopra le vere motivazioni della tragica morte di una delle figure fondamentali del Novecento italiano.
Le poche parole del regista, pronunciate prima della proiezione, hanno registrato le grandi difficoltà affrontate dall’intero gruppo per la produzione, gli impedimenti frapposti alla circolazione di un film riconosciuto dallo Stato per il suo interesse culturale, ovvero come elemento costitutivo della formazione di ogni italiano, eppure in qualche modo insidiato per la pericolosità insita nella professione di una verità ancora scomoda. Finito di girare due anni fa, il film è uscito nelle sale solo lo scorso marzo e, con l’obiettivo di risvegliare sempre più coscienze, negli ultimi mesi sta suscitando un rinnovato interesse con una presentazione itinerante, su tutto il territorio italiano, che ha coinvolto in prima persona il regista e gli attori, impegnati in un’opera di sensibilizzazione che ha toccato Velletri per due volte, il 3 giugno, con un evento organizzato presso il Cinema “Augustus”, e la passata domenica. La tensione del film verso la ricostruzione plausibile della verità, la stessa perseguita da Pasolini, porta verso l’approfondimento delle ragioni, tutte politiche, che portarono alla terribile notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, dove, presso l’Idroscalo di Ostia, al cospetto di testimoni presto messi a tacere si è consumato il massacro di Pasolini.
L’impegno civile profuso dell’intellettuale, teso a smascherare le trame di corruzione che negli anni Settanta opprimevano già la neonata Repubblica, è raccontato dal film che presenta molto bene la genesi di Petrolio, ipotizzando degli incontri (spiati dai servizi segreti) tra Pasolini e Giorgio Steimez, nome fittizio apposto sulla copertina del libro Questo è Cefis, pubblicato negli anni '70, sparito e poi ricomparso misteriosamente nel 2010 grazie ad un editore che ha trovato un manoscritto in un antiquario. Le indagini sulla P2, che di lì a poco avrebbe sconvolto l'Italia, sarebbero alla base del delitto mirato dello scrittore bolognese, adescato in un tranello con il furto delle pellicole di Salò e l'utilizzo della bassa manovalanza vicina agli ambienti estremisti di destra. La macchinazione si compie poi con la confessione scritta ad arte e fatta recitare a Pelosi, che anche in recenti interviste ha dichiarato di essere stato colpito quella sera, all'Idroscalo, da più persone che poi hanno ucciso Pasolini. Al termine del film, di fronte ad un pubblico infreddolito, David Grieco, parte del cast e la produttrice Marina Marzotto hanno dato vita ad un breve dibattito in cui hanno messo in luce in primis il messaggio che si voleva scongiurare, quello rimasto in voga per anni intorno al delitto di Pasolini: "Era un omosessuale violento e se l'è cercata questa morte, è stato ucciso perchè aveva delle pretese sessuali eccessive". Tutto sommato una versione comoda, che nasconde le trame politiche e discredita la sessualità di uno scrittore ricordato da tutti come un non violento e un buono, nonostante la dose scandalistica inserita nei suoi articoli e nei suoi romanzi. Non mancano ancora, al giorno d'oggi, gli oppositori alla teoria del complotto, puntualmente sconfessati da chi voleva bene e conosceva il poeta delle borgate romane.
Il coraggio degli addetti ai lavori del film, dunque, sta nel presentare una versione aggiornata e dettagliata (alla luce anche della Commissione Parlamentare istituita in seguito alla pellicola) del delitto, a parte qualche invenzione romanzesca, che fa prendere coscienza allo spettatore di come la ben ordita macchinazione ancora sia dura a morire. La città di Velletri ha risposto di nuovo in maniera positiva al programma di qualità proposto dalla rassegna cinematografica di Piazza Cesare Ottaviano Augusto, stavolta con un pizzico di riflessione e di sdegno civico. L'appuntamento è ai prossimi film. 

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