A differenza dell'emozione il sentimento è un elemento cognitivo. Kant dice ad esempio che la differenza tra il bene e il male ognuno la "sente" naturalmente da sè". La letteratura, la narrazione dei miti insegnano a coltivare i sentimenti (amore, dolore, gioia, disperazione), a far sì che li possiamo riconoscere nel nostro stato d'animo.
Oggi, forse, di questo hanno bisogno i giovani, dell'educazione ai sentimenti. Racconta la tradizione che quando chiesero ad Aristotele:" A cosa serve la filosofia?" egli rispose:" A nulla perchè la filosofia non è una serva".
Si parla spesso di tematiche inerenti ai sentimenti attraverso libri, riviste e televisione, ma non ci si preoccupa molto di prendere in considerazione i tempi in cui viviamo. Contrassegnati da una profonda crisi interiore che va ad intaccarne le dinamiche in modo tangibile, ci ritroviamo attori e spettatori di una valorizzazione del virtuale a discapito del reale, di una tendenza a vivere sospesi tra il desiderio di stabilità e contemporaneamente di libertà . Nella nostra società iper-tecnologica si stanno sviluppando nuovi modi di comunicare e “sentire” l’amore; ciò necessita di una presa di coscienza riguardo la situazione attuale dell’uomo, che relazionandosi con gli altri mediante le nuove tecnologie, oltre ad allargare i suoi orizzonti verso uno spazio senza confini può perdere di vista l’importanza di una “educazione sentimentale”. Le dinamiche amorose certamente, seppur cambiate esteriormente dal progresso, conservano internamente dei tratti specifici, che danno all’amore una connotazione universale, ma se è vero che per amare bisogna essere predisposti, come sottolineava Fromm, non si può non tener conto del fatto che ambiente e società debbano fornire i presupposti per lo sviluppo di tale sentimento. La domanda allora è: siamo capaci di gestire le emozioni e le relazioni interpersonali senza perderci dentro la virtualità? La nostra società ci permette di sviluppare la nostra emotività e accrescere le nostre capacità di costruire relazioni solide? Certamente Internet può in certi casi essere responsabile di un decadimento dei rapporti umani, ma è anche da considerarsi come bacino di cultura e di unione di movimenti collettivi. Gli scenari antropologici e sociali che ci vengono offerti dalle nuove tecnologie mediatiche, riguardano ormai tutti gli aspetti della vita umana. Tali nuovi scenari stanno diventando sempre più articolati, grazie all’elevata capacità della rete di unire insieme più canali mediatici e i pertinenti linguaggi della realtà virtuale, del cinema, della radio, della tv digitale. I mondi spalancati dalle nuove tecnologie, possono essere percepiti come una espansione della realtà, dove l’individuo può anche vivere delle esperienze che hanno a che fare con la vita reale. Nella rete il rapporto tra l’io e l’altro, è giocato da quella che Pierre Lévy ha chiamato “intelligenza collettiva” : un’intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta ad una mobilitazione effettiva delle competenze. Egli ritiene che computer e internet siano strumenti adatti ad aumentare non solo le capacità di cooperazione degli uomini in generale, ma anche della collettività Nell’ambito di queste nuove forme di comunicazione si sperimentano nuovi modi di amare o di vivere esperienze sessuali, che incidono sul comportamento affettivo di un numero di persone in costante aumento. Nella vita reale l’attrazione fisica gioca un ruolo primario, mentre nelle interazioni virtuali si dà molta più importanza alle parole, quindi all’ascolto, l’ambiente è disteso e non impegnativo; ciò porta ad un aumento di intensità dei contenuti, come se si accelerasse la comunicazione. Ogni persona coinvolta nel gioco comunicativo, attribuisce un proprio senso ad ogni segno in base all’esperienza esistenziale soggettiva, ed a quella del gruppo sociale di appartenenza: per questo motivo va fatta una differenziazione tra comunicazione (ossia lo scambio di segni di varia natura tra soggetti) e informazione (intesa come prodotto dello scambio di tali segni). Secondo Dominique Wolton l’avvento di internet ha portato la persona in un’era di “solitudini interattive”, contrassegnate dal costante e ossessivo bisogno di essere sempre reperibili, pluriconnessi e abili navigatori della rete. Di conseguenza nell’individuo si sviluppano stati di angoscia se non si viene cercati, nonostante la grande reperibilità consentita da cellulari, posta elettronica, computer e social network. Avere competenze tecniche e possibilità di uso costante della rete, non stimola la capacità di avere relazioni umane; infatti si può essere abilissimi ma contemporaneamente avere grandi difficoltà nelle conversazioni faccia a faccia. Educare ai sentimenti può essere il modo giusto per dare alle generazioni future gli strumenti etici per vivere in modo sano tutto ciò che ruota attorno alle dinamiche amorose, una tutela delle basi tradizionali, che da sempre regolano i rapporti d’amore, sempre aperta alle trasformazioni della realtà sociale e attenta a non perdere il contatto con la realtà.
Maria P. Turiello
Presidente AISPAC