In questi ultimi giorni si succedono le notizie sulle brutalità della polizia negli USA, con una sostanziale impunità degli agenti assassini.
Ma il fenomeno ha radici profonde. Infatti la polizia è responsabile nel solo 2016 della morte di 509 persone, 238 bianchi, 123 neri e 148 tra mulatti e ispanici. Delle vittime, 124 erano mentalmente infermi e 35 erano completamente disarmati al momento dell’assassinio.
Il 40% degli assassinati aveva un’età compresa tra i 30 e i 44 anni, i rimanenti tra i 18 e i 29. Le manifestazioni in tutto il paese sono molto più numerose e agguerrite di quelle che la stampa nostrana vuol farci credere. La crisi che sconvolge la società USA dà apparentemente l’impronta della persecuzione e discriminazione razziali, dell’oppressione degli afroamericani e della loro resistenza. Ma questo è solo un aspetto per quanto reale e permanente della storia degli USA fin dalla loro fondazione. Ma proprio Barak e Michelle Obama sono la dimostrazione che oramai non è più la razza che fa degli afroamericani il bersaglio della mobilitazione reazionaria negli USA. Se un nero è ricco oppure abbastanza istruito, carrierista e intraprendente, l’essere nero non ne fa un bersaglio della persecuzione e discriminazione razziali. A conferma che il presidente USA ha abbandonato in anticipo la riunione NATO in corso a Varsavia per partecipare a Dallas ai funerali dei poliziotti uccisi, mentre nemmeno ha mai pensato di partecipare a quello di qualcuna delle vittime, usando in questi casi solo parole di circostanza. Quanta differenza col sindaco di New York Bill De Blasio.
Antonio Della Corte