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Memoria '900, intervista a Massimo Fabi: "Com'era veramente Velletri prima della guerra?"

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Dopo il successo della mostra organizzata dall'associazione Memoria '900, a parlare è il curatore e autore delle ricerche storiche Massimo Fabi.

Oltre a mostrare estrema soddisfazione per i risultati riportati dall'iniziativa, l'esponente dell'associazione lancia una serie di spunti di riflessione riguardo la storia e la cultura del Novecento in città. Ecco l'intervista integrale.

Massimo Fabi, “Velletri dalla Liberazione alla Repubblica” ha fatto il pieno di pubblico e di apprezzamento alla Casa della Cultura: quali sono le impressioni e le soddisfazioni dopo questa iniziativa che ha riscosso così tanto successo? 

Indubbiamente un ottimo risultato che premia l’impegno dell’Associazione, dei tanti soci che hanno concorso alla riuscita dell’evento, di quanti hanno creduto e sostenuto l’iniziativa.
Di certo non possiamo non ringraziare le centinaia di cittadini che ci hanno consentito, con le loro visite (spesso reiterate!), i loro commenti e suggerimenti, i loro giudizi (anche, e soprattutto, quelli critici!), di misurarci concretamente con quella volontà di conservazione e valorizzazione della memoria storica della nostra comunità e che rappresenta lo scopo primario di Memoria’900. Così com’è per me doveroso ricordare, e ringraziare, l’opportunità offertaci da Guido Ciarla, curatore del “Fondo Clelio Bianchi”, che ci ha messo a disposizione i preziosi materiali documentali ed iconografici appartenuti al bisnonno: il più delle volte documenti unici non essendosi conservata altra copia se non quella preservata dal cav. Bianchi che, ricordiamolo, fu il primo Amministratore pubblico della città nel momento della Liberazione e per i successivi, difficilissimi, cinque mesi.

Altrettanto si dica di parte del materiale fotografico messo a nostra disposizione dall’ Archivio Fotografico Casentini che ci ha consentito di accompagnare ed illustrare con scatti di vita vissuta quella che poteva risultare un’arida ed impersonale sequenza di atti pubblici. E, chiaramente, la grande disponibiltà dell’Archivio Storico Comunale, del direttore Leonardo Ciocca e di tutto il personale addetto, ad agevolare una ricerca che consideriamo appena agli inizi. 

Quali sono state le difficoltà incontrate nell’allestire la mostra e quali invece le scoperte più sorprendenti nell’atto di selezione dei vari documenti che poi avete esposto? 

La difficoltà maggiore che s’incontra sempre nel progettare, realizzare ed allestire una esposizione di questo genere è rappresentata dall’equilibrio tra la narrazione dei temi trattati, l’utilizzo dei documenti disponibili e la scelta del materiale illustrativo. La disponibilità di documenti (per ovvie ragioni di conservazione e provenienza) non era equamente ripartita rispetto alla cronologia di riferimento, 1944-1947, così come era difficile pretendere di poter documentare tutti gli aspetti del vissuto cittadino di quel periodo. Per non appesantire la parte testuale ci siamo affidati molto alle immagini e al loro potere evocativo e narrativo. Per i documenti abbiamo scelto i più espliciti nel rappresentare la condizione che la gente viveva in quel dato momento e condizione. Personalmente, due manifesti mi hanno stupito.
Il primo (per una vicenda familiare che non conoscevo) riferito alle prime elezioni comunali del marzo 1946: scorrendo i nominativi delle sei liste elettorali in competizione ho “scoperto” la presenza del mio nonno paterno e di tant’altri “insospettabili” candidati! Il secondo, del novembre 1946, riferito agli “espatri clandestini in Tripolitania”: erano tanti gli italiani che abbandonate, al momento dell’avanzata alleata, le colonie dove vivevano intendevano ora ritornarvi ma non essendo più quelle territorio italiano dovevano chiederne il permesso! Restava, in alternativa, di affidarsi, “a mezzo di piccole navi e motopescherecci”, a “loschi speculatori, i quali promettono sicurezza di viaggio e permanenza”!.. un contrappasso? 

Quale messaggio avete voluto dare alla cittadinanza e agli studenti che si sono approcciati alla mostra tramite i pannelli espositivi proposti? 

Una doverosa riflessione, a 70 anni da quegli avvenimenti, sulla volontà di una comunità, sanguinosamente e dolorosamente provata da una guerra devastante, a rinascere e ricominciare a tessere il proprio futuro: quando tutto, o quasi, era difficile, faticoso e per niente scontato! Non dobbiamo perdere di vista e smettere di considerare quanto è costato ricominciare: se ce l’hanno fatta i nostri padri, e nonni, in quelle condizioni perchè non dovremmo farcela anche noi a rimetterci in marcia per star meglio? Noi che, appunto da 70 anni, non abbiamo più subito guerre... 

L’associazione Memoria ‘900 si conferma di primo livello nell’organizzare eventi culturali di un certo spessore ottenendo anche una grande risposta di pubblico. Come si lavora all’interno dell’associazione e qual è il segreto di questo successo? 

 La partecipazione. Sembrerà banale ma è tutto qui “il segreto” per ogni associazione che voglia rimanere tale e dare concretezza ai propri scopi! Nella mia esperienza, in tanti anni di associazionismo, so che fintanto ogni socio è disponibile a dare un po’ del suo tempo, delle sue competenze, del suo entusiasmo, della sua passione, della sua intelligenza... mettendosi a disposizione quando può e come può... e, soprattutto, (come direbbe Totò) “senza nulla a pretendere” se non la soddisfazione di esserci e aver fatto la propria parte... fintanto che questo avviene le associazioni fanno cose egregie per se stesse, i propri associati e la società in cui operano. In più, sono (a differenza dei condomini...!) una buona scuola per imparare ed esercitare la convivenza tra simili... e-dio-sa se ce n’è bisogno, di questi tempi! 

Documenti, immagini, manifesti: di materiale ne è stato esposto tanto. Personalmente, cosa l’ha colpita di più di questo passaggio dalla Liberazione alla Repubblica per la città di Velletri? 

Mi occupo di storia locale da molti decenni ma devo dire, con sincerità, di avere sempre evitato di fare ricerche approfondite su questo periodo storico, e più in generale delle vicende che hanno attraversato la vita cittadina dagli anni ‘20 del secolo scorso in poi. Accontentandomi di sistematizzare il poco che è stato fin qui pubblicato da altri e mettendo da parte, per futuri impegni, quelle evidenze storiche in cui mi sono imbattuto. Ecco, se una cosa traggo da questa esperienza, e più in generale dalle attività che si vanno svolgendo nell’Associazione Memoria’900, è proprio la mancanza di una organica restituzione della storia cittadina nei primi cinquant’anni del XX secolo.
Mancanza a cui occorre, ormai, rispondere con una nuova stagione di ricerche e studi e verso cui indirizzare l’attenzione e le volontà di nuove generazioni di studiosi. In particolare, è interessante constatare come, sin da pochi mesi dopo l’arrivo degli Alleati e la liberazione della città, la comunità cittadina, se pur ancora dispersa e drammaticamente condizionata dall’immane distruzione in cui si ritrova, è già pronta a mettere in campo una nuova generazione di amministratori pubblici. Chi sono, cosa rappresentano e da quali esperienze arrivano, in special modo durante e dopo la ventennale dittatura fascista? E come si arriva a concepire un piano di ricostruzione per una città ridotta ad un cumulo di macerie? Qual è la futura Velletri che i cittadini immaginano e quale Velletri si possono permettere, in quelle condizioni? E come pesa il passato recente e la nostalgia di una città che non c’è più? Ma com’era, veramente, Velletri prima della guerra? C’è molto lavoro da fare...

Intervista a cura di Rocco Della Corte

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