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"La macchinazione" sul patriota Pasolini incanta e fa riflettere all'Augustus di Velletri

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Quarantuno anni dopo i fatti dell'Idroscalo di Ostia, iniziati con la luna nel pozzo e finiti in un fiume d'inchiostro per parafrasare De Andrè, "La macchinazione" esce allo scoperto grazie al lavoro della produttrice Marina Marzotto e del regista David Grieco.

Una versione lucida, coraggiosa, struggente e senza mezzi termini che con quel tocco di romanzesco riesce a fornire uno spaccato coerente e totale sul delitto di un poeta umano, di un animo sensibile bistrattato, di Pier Paolo Pasolini.

Di "merda" sullo scrittore dei "Ragazzi di vita" ne è stata gettata molta, tanto che come ricordato dallo stesso autore e regista del film - presente in sala al Cinema Augustus di Velletri - "la versione ufficiale della morte di Pasolini non contiene una parola di vero". Con una buona dose di coraggio, come ammesso dallo stesso deus ex machina del film che ha come protagonista Massimo Ranieri, è venuta fuori un'opera di cinema civile "in un'Italia che ha bisogno di civiltà e di pensiero", parole della produttrice Marina Marzotto. La folle impresa di raccontare quello che c'è dietro alla torbida vicenda del poeta delle borgate romane è completamente riuscita perchè al termine della pellicola, destinata a far discutere eppure a risvegliare le coscienze degli spettatori, il quadro che si forma nella mente del fruitore è chiaro; prima di tutto sull'identità di Pasolini, un omosessuale, sì, ma non un pedofilo o un violento.
Un autore con una vista acuta, a lungo raggio, senz'altro con punte di scandaloso e polemico, ma umano e sportivo, angosciato nelle sue dilanianti consapevolezze sul marciume della società italiana del secondo dopoguerra. Tra un'indagine, un film e gli appunti di "Petrolio", avvolti dal mistero e dalla voglia di far sparire tutto ad opera dei poteri occulti, la vita di Pasolini prende una piega sempre più equivoca fino ad avviarsi verso il diventare quella "storia sbagliata" che ha cantato De Andrè. La notte di inizio novembre 1975 priva l'Italia di una intellettualità tra le più brillanti del secolo, "è morto un poeta" si dispererà Moravia, ma soprattutto rimane la metafora dell'oscurità intorno ad un fatto di cronaca che si voleva far passare per un omicidio passionale compiuto da uno sprovveduto minorenne. Nel 2014 verranno scoperti i DNA di altri complici, si quantificherà in trentasei il numero delle persone che vivevano nell'area dell'assassinio, cresce la certezza che testimoni e paura erigono un muro di omertà ancora solido. David Grieco, amico e collega di Pasolini, lo ricorda al termine della proiezione con sincerità e affetto, dando delle delucidazioni su come è nato il lavoro de "La macchinazione": "Faccio prima a dire cosa c'è di falso - ha detto l'autore della pellicola - prima di tutto l'incontro con Steimez, personaggio fittizio, perchè il suo libro è stato scritto da tre o quattro persone e lo si vede dai salti di stile, per incastrare Cefis. Poi il provino con il regista cialtrone, inserito perchè la confessione di Pelosi è impronunciabile e scritta ad arte per far credere che un ragazzino avesse preso il sopravvento su un uomo sportivo e in forma come Pasolini".
La passione civile di David Grieco erompe nelle sue parole, il regista è un fiume in piena che non lesina critiche a come è stato trattato il caso di Ostia dalla stampa e dalle autorità: "Indagini chiuse, la lettura di Lello Bersani al telegiornale per leggere la confessione di Pelosi: hanno cercato di mettere un marchio d'onta su Pasolini. Eppure non ci sono riusciti del tutto: se penso che i Pink Floyd hanno concesso le musiche per quello che Pasolini rappresenta nella cultura mondiale, oppure all'apertura di una commissione parlamentare che riconosce come il delitto sia politico". Il Pasolini raffigurato, a ragione, da David Grieco è un patriota che credeva talmente tanto nell'amore per la sua patria da morire eroicamente e rischiare il massacro mediatico per una trama ordita a tavolino. Tutto sommato, però, vista la massiccia presenza di pubblico al Cinema Augustus - tra cui tanti giovani, segnale più che positivo - e soprattutto la qualità degli accorati interventi che hanno animato il dibattito a fine film, si può asserire senza ombra di dubbio che la figura intellettuale di Pier Paolo Pasolini è viva ed è pronta a riscattarsi, riuscendo ancora a far parlare di sè poichè non si è arresa alla macchinazione, inesorabilmente fallita di fronte alla potenza di uno scrittore tra i più grandi di tutti i tempi.

Rocco Della Corte

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